Itinerario n.12 – Roteglia, M.Maestà Nera, Roteglia

Coincide con il “sentiero dello scoiattolo“, forse così definito per la facile percorribilità, anche da parte dei bimbi che possono così ammirare un bel panorama della zona e scoprire il piacevole contatto con la natura, modificata solo dall’antico mestiere del contadino.
Si imbocca Via Castello (gli angoli più caratteristici, come Casa Maffei meritano un’occhiata) e si sale aggirando a sinistra l’omonimo colle su cui sorgeva il castello medioevale, forse distrutto definitivamente nel 1501 da un terribile terremoto.
L’archeologo Gaetano Chierici vi ha poi trovato nel 1864 tracce di presenza umana risalente a circa 4000 anni fa; sarebbe infine un’ideale area da destinare a verde pubblico.
Dopo pochi minuti, accompagnati da un filare di cipressi messi a dimora dalla Pro Loco nel 1980, si arriva all’ultima casa dell’abitato, “casa Geremia“, così chiamata dal nome del costruttore, una di quelle persone che lasciano il segno nella piccola grande storia quotidiana di un paese come Roteglia.
La strada asfaltata lascia il passo ad una carreggiata che ci porterà sul Pilastrino. Salendo, si possono ammirare due panorami diversi, a sud la verde sponda modenese del Secchia, a nord l’aspetto lunare delle case di argilla, mentre guardando a valle il paese pian piano ci appare nella sua globalità.
Giunti ai piedi del colle del pilastrino ci troviamo di fronte ad una scalinata naturale plasmata con pali di castagno che si offre come alternativa per raggiunger la sommità, (M.Maestà Nera: 367 M.). Sulla sommità si erge la splendida Pieve il cui progetto si deve all’arch. Giuliano Montorsi. Sotto la spinta emozionale della tragedia di Stava cha ha coinvolto 10 compaesani, è stata innalzata nel 1986 per ricordare tutti i Rotegliesi prematuramente scomparsi. Costruita con sassi di fiume sapientemente picchiati a mano, presenta una copertura a capanna di legno a piagne.
All’interno un altare in arenaria dominato da un bel mosaico raffigurante un gruppo di escursionisti protei verso una vetta irradiata da luca divina opera del Rotegliese Giuseppe Piccinini; sul fianco, un pezzo di tronco raccolto a Stava su cui uno scultore trentino ha inciso il nome dei Rotegliesi morti in quella località. Forma con la Pieve uno splendido binomio architettonico, esaltato dalla naturale eleganza ambientale del luogo, il nuovo pilastrino ricostruito nel settembre ’90. Alto oltre 6 metri, è nobilitato da una scultura mariana protettrice e da una campana di bronzo destinata, da quel punto, a diffondere la sua voce a distanza.
Dopo una doverosa sosta, si prosegue verso nord-ovest ove giunti al bivio, si prende il sentiero che cala bruscamente sulla sinistra (durante tutto il sentiero è presente la segnavia dello scoiattolo). Dopo poco ci si immerge in un bosco di querce, carpini e pini che ci da la sensazione di essere in luoghi di più alta montagna e si continua a scendere sino ad uscire di nuovo dalla macchia. Qui si giunge su di una carraia e si gira a destra. Percorrendo questo tratto pianeggiante, si può di li a poco vedere, guardando in basso, il lago D’Ovi, bacino artificiale come del resto lo sono tutti gli altri numerosi che si incontrano in queste colline. Qui la vegetazione è selvaggia, vi sono ginestre, rose selvatiche, rovi e biancospino ed ogni tanto si staglia una pianta pioniera o una quercia contorta, simbolo di un terreno argilloso e privo di umidità superficiale. Proseguendo si inizia una breve ma ripida discesa che ci porta in poco tempo alla prima casa dell’abitato, si ritrova una piccola stradina asfaltata che ci conduce direttamente sulla vai centrale. Di qui si gira a sinistra e attraversando tutto il paese in direzione ovest-est, in un quarto d’ora si ritorna al punto di partenza sulla nuova piazza di recente costruzione.